di Eduardo De Filippo
con (personaggi e interpreti in ordine di locandina)
Teresa Lo Giudice Carolina Rosi
Michele Murri, fratello di Teresa Gianfelice Imparato
Luigi Strada, inquilino di Teresa Edoardo Sorgente
Don Giovanni Altamura, padrone di casa di Teresa Massimo De Matteo
Evelina, figlia di don Giovanni Federica Altamura
Ettore De Stefani, amico di Luigi Andrea Cioffi
Vincenzo Gallucci, amico di famiglia Nicola Di Pinto
Saveria Gallucci, moglie di Vincenzo Paola Fulciniti
Olga, fidanzata di Ettore Viola Forestiero
Croce, medico Vincenzo D’Amato
Attilio Gallucci, fratello di Vincenzo Gianni Cannavacciuolo
Checchina, cameriera Paola Fulciniti
Nicola, cameriere Boris De Paola
Un fioraio Vincenzo D’Amato

regia Roberto Andò
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori

aiuto regia Luca Bargagna
aiuto scene Sebastiana Di Gesu
aiuto costumi Pina Sorrentino

produzione
Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo
Fondazione Teatro della Toscana

con il contributo della Regione Campania L.R. n. 6/2007

di Eduardo De Filippo
con (personaggi e interpreti in ordine di locandina)
Teresa Lo Giudice Carolina Rosi
Michele Murri, fratello di Teresa Gianfelice Imparato
Luigi Strada, inquilino di Teresa Edoardo Sorgente
Don Giovanni Altamura, padrone di casa di Teresa Massimo De Matteo
Evelina, figlia di don Giovanni Federica Altamura
Ettore De Stefani, amico di Luigi Andrea Cioffi
Vincenzo Gallucci, amico di famiglia Nicola Di Pinto
Saveria Gallucci, moglie di Vincenzo Paola Fulciniti
Olga, fidanzata di Ettore Viola Forestiero
Croce, medico Vincenzo D’Amato
Attilio Gallucci, fratello di Vincenzo Gianni Cannavacciuolo
Checchina, cameriera Paola Fulciniti
Nicola, cameriere Boris De Paola
Un fioraio Vincenzo D’Amato

regia Roberto Andò
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori

aiuto regia Luca Bargagna
aiuto scene Sebastiana Di Gesu
aiuto costumi Pina Sorrentino

produzione
Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo
Fondazione Teatro della Toscana

con il contributo della Regione Campania L.R. n. 6/2007

Date Tournée

NOVEMBRE/DICEMBRE 2021

23 novembre TODI Teatro Comunale
25 e 26 novembre PIACENZA Teatro Municipale
27 e 28 novembre PARMA Teatro Due
29 e 30 novembre RUSSI Teatro Comunale
2 e 3 dicembre LOCARNO Teatro di Locarno
dal 9 al 19 dicembre NAPOLI Teatro San Ferdinando

GENNAIO 2022

dal 6 al 9 gennaio BARI Teatro Piccinni
dall’11 al 16 gennaio BERGAMO Teatro Donizetti
18 e 19 gennaio MONFALCONE Teatro Comunale
20 gennaio CASARSA DELLA DELIZIA Teatro Pasolini
dal 10 al 13 febbraio SALERNO Teatro Verdi
dal 15 al 17 febbraio UDINE Teatro Giovanni da Udine
19 febbraio CHIASSO Cine Teatro
20 febbraio STRADELLA Teatro Sociale
22 febbraio CITTÀ DI CASTELLO Teatro degli Illuminati
25 febbraio CASSINO Cineteatro Manzoni
26 e 27 febbraio CIVITAVECCHIA Teatro Traiano
1 e 2 marzo CARRARA Sala Garibaldi
3 e 4 marzo CASTELFIORENTINO Teatro del Popolo
5 e 6 marzo PISA Teatro Verdi
9 marzo ROSIGNANO Teatro Solvay
10 marzo SANTA CROCE SULL’ARNO Teatro Giuseppe Verdi
dall’11 al 13 marzo LUCCA Teatro del Giglio
19 e 20 marzo AVELLINO Teatro Partenio
27 marzo CUNEO Teatro Toselli
28 e 29 marzo CASALE MONFERRATO Teatro Municipale
30 marzo VILLADOSSOLA Teatro La Fabbrica
31 marzo NIZZA MONFERRATO Teatro Sociale
dall’1 al 3 aprile MONZA Teatro Manzoni
4 aprile BRA Politeama Boglione
6 e 7 aprile TARANTO Teatro Fusco
dall’8 al 10 aprile BARLETTA Teatro Curci
12 aprile LECCE Politeama Greco

Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi, ha affidato la regia di Ditegli sempre di sì ad uno tra i più autorevoli registi italiani, Roberto Andò. Una produzione importante per la Compagnia, che continua, nel rigoroso segno di Luca, a rappresentare e proteggere l’immenso patrimonio culturale di una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale.
L’opera, tra le meno note di Eduardo, si basa sul perfetto meccanismo del testo in equilibrio tra comico e tragico; una commedia molto divertente che, pur conservando le sue note farsesche, suggerisce serie riflessioni sul labile confine tra salute e malattia mentale.
Nel ruolo di Michele Murri Gianfelice Imparato e ad interpretare sua sorella Teresa è Carolina Rosi; a dirigere la Compagnia Roberto Andò, regista abituato a muoversi tra cinema e teatro, qui alla sua prima esperienza eduardiana.

Ditegli sempre di sì è uno dei primi testi scritti da Eduardo, un’opera vivace, colorata il cui protagonista è un pazzo metodico con la mania della perfezione.
In Ditegli sempre di sì la pazzia di Michele Murri è vera, infatti è stato per un anno in manicomio e solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza l’uomo più normale del mondo, ma in verità la sua follia è più sottile perché consiste essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda; eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo. Tornato a casa dalla sorella Teresa si trova a fare i conti con un mondo assai diverso dagli schemi secondo i quali è stato rieducato in manicomio; tra equivoci e fraintendimenti alla fine ci si chiede: chi è il vero pazzo? E qual è la realtà vera?

Note di regia

Note di regia

È con grande emozione che mi accosto alla regia di un testo di Eduardo, raddoppiata dall’onore di dirigere la compagnia intestata a un grande amico e straordinario interprete:  Luca De Filippo.
Ditegli sempre di sì è una commedia in bilico tra la pochade e un vago pirandellismo, un congegno bizzarro in cui Eduardo si applica a variare il tema della normalità e della follia,  consegnando al personaggio di Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale leggerezza.
L’intreccio è di una semplicità disarmante e si direbbe che l’autore si sia programmaticamente nascosto dietro la sua evanescenza per dissimulare l’inquietudine, e la profondità, che vi stava insinuando. Come se ne avesse pudore, o paura.
Ecco la storia: un pazzo, erroneamente congedato come guarito dal manicomio che lo ha ospitato, torna a casa dalla sorella Teresa e inizia, lucidamente, furiosamente, a sperimentare, e stravolgere, gli effetti della cosiddetta normalità.
Il luogo dove siamo convocati è il tipico interno piccolo-borghese di Eduardo, il salottino, e subito diviene lo specchio scheggiato della follia del protagonista, l’antro in cui la sua mente può elaborare, manipolare, e distorcere, i ragionamenti e i sofismi di chi gli viene a tiro, scardinandone la fragilità e la vanità.
Sarebbe facile dire che Michele Murri ci è vicino, e affermare che il suo continuo attentare alla logica, il suo modo di vigilare sullo sguardo degli altri, il suo deviare continuo dal senso delle parole e delle intenzioni, assumendone la letteralità, è un filtro che, prima o poi,  ognuno di noi ha temuto o desiderato. Come sarebbe anche facile dire che Michele, come ogni pazzo che si rispetti, è un forsennato contestatore della vita e del suo senso.
La prima versione della commedia risale al 1925 e dunque è la prima volta che in un lavoro di Eduardo compare la follia. Nonostante il grande successo tributatole negli anni della compagnia Scarpetta e poi nelle stagioni del Teatro Umoristico, come altre commedie dei “giorni pari”, Ditegli sempre di sì a un certo punto venne messa da parte. Probabilmente, per attenuare, dopo la separazione artistica dei due fratelli De Filippo, il ricordo dell’interpretazione di Peppino nei panni di Luigi Strada, il personaggio dell’attore, lo studente pazzo di teatro. Come il Bernhard di Minetti, anche Eduardo crede infatti che il rapporto tra l’attore e la pazzia sia consustanziale all’arte drammatica. E’ da notare come, pur facendo molto ridere, a partire da certi anni, Ditegli sempre di sì sia stata sempre definita una “commedia dolorosa”.
Frutto di successive elaborazioni, e per un certo tempo, nel suo derivare dalla farsa scarpettiana, lasciata aperta all’improvvisazione, Eduardo provvide a darne una versione definitiva e italianizzata in occasione della sua regia televisiva del 1962, in cui, a mio parere, rivestendo ancora una volta i panni del protagonista, si produsse in una delle sue più grandi interpretazioni.  
Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece, in Ditegli sempre di sì il protagonista è realmente pazzo, da cui il dolore, e il senso di minaccia che pervadono l’opera.
Tra porte che si aprono e si chiudono, equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, bovarismi, lo spettatore si ritrova in un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche
Via via che si avvicina al finale, il fantasma delle apparenze assume in Ditegli sempre di sì un andamento beffardo, sino a sfiorare, nel brio del suo ambiguo e iperbolico disincanto, una forma spiazzante, la stessa che, anni dopo, il genio di Thomas Bernhard riassumerà in una scarna, e micidiale, domanda:
“È una commedia? È una tragedia?”   

Roberto Andò

 

Estratti stampa

Dalla rassegna stampa

Lo dico subito. Ditegli sempre di sì è uno spettacolo singolare e significativo insieme: perché – nell’ambito dell’omaggio a una grande tradizione, di cui Eduardo costituisce un emblema indiscutibile – coniuga, sul filo di una coerenza fruttuosa, il ricordo del passato con il rispetto per il presente e l’apertura di questo a una prospettiva di rinnovamento. (…) Carolina Rosi fa di Teresa una figurina dolente e smarrita che non sarà facile dimenticare, la vera e propria personificazione della paura della vita. E al suo fianco Gianfelice Imparato delinea un ritratto di Michele Murri che mescola un candore e una furbizia non disgiunti da un tratto di sottile crudeltà.

Enrico Fiore, Controscena

 

Nessuno è sano, oggi, nello strepitoso e moderno controluce fra normalità e paranoia che nello spazio domestico clinicamente scenografato da Gianni Carluccio dà modo alla regia di coniare un ipnotico tableau vivant d’apertura. Imparato è un poetico strampalato con la grazia di mille tic. A fargli da sorella è una Carolina Rosi impagabilmente docile e introversa. Tutta la Compagnia è guidata con lucido metodo da Roberto Andò.

Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica

 

Non finisce mai di stupire il teatro di Eduardo: ogni volta si scoprono nei suoi testi nuovi significati, valori profondi e più crudeli sentimenti: in un repertorio che è stranoto e conosciuto, ma che ogni volta rivela un acume e una grandezza davvero senza pari. Tutto questo è risaputo, ma ogni volta lo spettatore è felice di averne scoperto un po’ di più.
Il personaggio di Michele Murri prende corpo con grande felicità ed efficacia in Gianfelice Imparato, un attore ormai straordinario nella sua consapevole ricchezza espressiva, con una compagnia affiatata quanto divertita e divertente nello scoprirci dove risieda davvero la follia.

Gianfranco Capitta, Il Manifesto

 

Davanti a uno spettacolo della qualità di questo Ditegli sempre di sì bisogna riconoscere il coraggio di Roberto Andò nel leggere Eduardo prescindendo dall’invadente ricordo che ancora abbiamo di lui attore, ma ancora di più quello di Carolina Rosi, che oggi guida la compagnia che fu di Luca De Filippo e si ritrova a essere l’erede di quella famiglia, nello scegliere un regista di alta personalità. E il risultato c’è, con un testo che resta molto divertente ma lascia spazio a ombre giocando sul sottile confine tra chi, come Michele Murri appena uscito dal manicomio, si aggrappa alla razionalità estrema, ed è pazzo, e chi, sano, ha fissazioni, passioni, sofferenze che possono arrivare ad apparire assurde, forse anche folli.

Paolo Petroni, Ansa

 

Nella sua apparente semplicità da pochade, Ditegli sempre di sì, scritta da Eduardo nel 1927, nasconde una sottile complessità: il tema pirandelliano della finta pazzia viene ribaltato e svuotato di “filosofia”, poiché qui il protagonista è un pazzo vero. Tutto questo viene limpidamente restituito grazie alla regia di Roberto Andò.
La commedia scorre con scioltezza, in equilibrio tra i vari registri, da quello farsesco al comico fino al grottesco.

Fabrizio Coscia, Il Mattino

 

Così lo spasso si mescola all’ansia ed il pranzo del secondo atto è un piccolo capolavoro di sapienza che gli attori moltiplicano come fosse un “all’improvviso” di vecchio teatro mentre invece sono parte di una costruzione precisa… Il pregio a mio avviso più grande del lavoro di Roberto Andò… Uno spettacolo accolto con applausi convinti da un pubblico tradizionalmente geloso del “suo” grande Eduardo.

Giulio Baffi, La Repubblica

 

La regia di Roberto Andò trasforma l’originale “farsa riflettente” in un lavoro asciutto in cui non manca ovviamente la verve comica tipica di Eduardo. A rafforzare l’idea di regia anche la scenografia sobria di Gianni Carluccio che evidenza l’ambiguità fra gli arredi e l’atmosfera dell’ospedale e quella dell’abitazione. Un punto di vista centrale dell’allestimento assecondato alla perfezione dei protagonisti. Andò spinge la sua visione in una dimensione internazionale che è già tutta dentro Eduardo ma che allestimenti più autoreferenziali rischiano di lasciare tra le pieghe delle battute, senza cadere nell’errore opposto di cancellare del tutto le matrici popolari del testo. A bilanciare la commedia su un altro versante ci pensano tutti gli attori, espressione robusta di una scuola di antiche radici.

Stefano de Stefano, Il Corriere del Mezzogiorno

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