di Eduardo De Filippo

con Luca De Filippo, Mariangela D’Abbraccio
e con Gigi Savoia, Tullio Del Matto, Isabella Salvato

datore luci Iuraj Saleri
scene e costumi Enrico Job
regia Francesco Rosi

personaggi e interpreti
Gennaro Iovine, tranviere disoccupato Luca De Filippo
Amalia, sua moglie Mariangela D’Abbraccio
Maria Rosaria, loro figlia Chiara Baffi
Amedeo, loro figlio Francesco Giuseppe Russo 
Enrico “Settebellizze”, tassista disoccupato Gigi Savoia
Peppe “O Cricco”, tassista disoccupato Marco Manchisi
Riccardo Sapsiano, ragioniere Massimo De Matteo
Federico, operaio del gas, compagno di Amedeo Luca Saccoia
Pascalino “o Pittore” Ivan De Paola
“o Miezo Prèvete”, uomo di fatica Giuseppe Rispoli
Il brigadiere Ciappa Tullio Del Matto
Adelaide Schiano, vicina di Amalia Isabella Salvato
Assunta, sua nipote Anna Moriello
Donna Peppenella, “cliente” di Amalia Stefania Guida
Teresa, amica di Maria Rosaria Laura Amalfi
Margherita, amica di Maria Rosaria Fiorella Orazzo
Il dottore Mario Salomone

 

 

regista assistente Carolina Rosi
consulente per l’allestimento Ciro Rubinacci
direttore di scena Ivan De Paola
capo macchinista Ciro Rubinacci
capo elettricista Danilo Cencelli
capo sarta Chiara Sallustio
macchinista Francesco Scognamiglio

 

di Eduardo De Filippo

con Luca De Filippo, Mariangela D’Abbraccio
e con Gigi Savoia, Tullio Del Matto, Isabella Salvato

datore luci Iuraj Saleri
scene e costumi Enrico Job
regia Francesco Rosi

personaggi e interpreti
Gennaro Iovine, tranviere disoccupato Luca De Filippo
Amalia, sua moglie Mariangela D’Abbraccio
Maria Rosaria, loro figlia Chiara Baffi
Amedeo, loro figlio Giuseppe Russo
Enrico “Settebellizze”, tassista disoccupato Gigi Savoia
Peppe “O Cricco”, tassista disoccupato Marco Manchisi 
Riccardo Sapsiano, ragioniere Massimo De Matteo
Federico, operaio del gas, compagno di Amedeo Luca Saccoia
Pascalino “o Pittore” Ivan De Paola
“o Miezo Prèvete”, uomo di fatica Giuseppe Rispoli
Il brigadiere Ciappa Tullio Del Matto
Adelaide Schiano, vicina di Amalia Isabella Salvato
Assunta, sua nipote Anna Moriello
Donna Peppenella, “cliente” di Amalia Stefania Guida
Teresa, amica di Maria Rosaria Laura Amalfi
Margherita, amica di Maria Rosaria Fiorella Orazzo
Il dottore Mario Salomone

 

 

regista assistente Carolina Rosi
consulente per l’allestimento Ciro Rubinacci
direttore di scena Ivan De Paola
capo macchinista Ciro Rubinacci
capo elettricista Danilo Cencelli
capo sarta Chiara Sallustio
macchinista Francesco Scognamiglio

 

Date Tournée

2 e 3 ottobre 2004 ORVIETO Teatro Mancinelli
dal 5 al 13 ottobre FIRENZE Teatro della Pergola
14 e 15 ottobre TERNI Teatro Verdi
16 e 17 ottobre CIVITAVECCHIA Teatro Traiano
dal 19 al 24 ottobre TRENTO Teatro Sociale
dal 26 al 28 ottobre CARPI Teatro Comunale
dal 29 al 31 ottobre PISTOIA Teatro Manzoni
dal 3 al 21 novembre ROMA Teatro Brancaccio
dal 23 novembre al 12 dicembre NAPOLI Teatro Augusteo
dal 14 al 19 dicembre CASERTA Teatro Comunale
dal 20 al 22 dicembre AVELLINO Teatro Gesualdo

dal 3 al 6 gennaio 2005 CHIETI Teatro Marrucino
dal 7 al 9 gennaio PISA Teatro Verdi
10 e 11 gennaio ALBA Teatro Sociale
12 e 13 gennaio CESANO BOSCONE Teatro Cristallo
dal 14 al 16 gennaio LUGANO Palazzo dei Congressi
dal 18 al 20 gennaio VARESE Teatro di Varese
dal 21 al 23 gennaio PAVIA Teatro Fraschini
dal 25 al 30 gennaio TORINO Teatro Alfieri
dall’1 al 5 febbraio BERGAMO Teatro Palatenda
dal 9 al 13 febbraio BRESCIA Teatro Sociale
dal 15 al 20 febbraio PADOVA Teatro Verdi
21 e 22 febbraio TREVISO Teatro Comunale
dal 24 al 27 febbraio BOLZANO Teatro Comunale
dal 28 febbraio all’1 marzo CREMONA Teatro Ponchielli
dal 2 al 6 marzo MESTRE Teatro Toniolo

IL PROGETTO 

Da due anni sto lavorando al progetto, reso di drammatica attualità dai terribili avvenimenti di questi giorni, di riproporre “Napoli Milionaria!”, di Eduardo De Filippo, affidandone la messinscena ad uno dei più grandi registi contemporanei: Francesco Rosi, il quale, come lo stesso Eduardo, ha sempre affrontato con impegno civile e morale, i grandi temi della nostra storia.
La commedia, in cui sono esaltati quei valori quali la famiglia, l’onestà e la solidarietà umana, che oggi come allora è necessario recuperare, racconta il disfacimento morale e la disgregazione sociale di un popolo quale tremenda conseguenza degli orrori della guerra e fu rappresentata per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli nella primavera del 1945.

Luca De Filippo

INTERVISTA CON EDUARDO SU NAPOLI MILIONARIA!
brani dall’intervista raccolta al Teatro Eliseo di Roma nel giugno 1976, tratta dalla prefazione all’edizione di “Napoli Milionaria!” Giulio Einaudi Editore – Letture per la scuola media.

Allora, quando la scrissi, Napoli milionaria! rispecchiava un sentimento che io avvertivo profondamente, e che volevo comunicare. Gli orrori della guerra non dovevano essere dimenticati: era il momento di iniziare la ricostruzione, non soltanto del paese distrutto dai bombardamenti, ma soprattutto degli uomini, della loro coscienza.
Il passato non doveva essere cancellato, ma scolpirsi nella mente e nel cuore di tutti, diventare un monito per l’avvenire. Due battute di Gennaro danno la chiave di tutto il discorso: «La guerra non è finita» e «Ha da passà ‘a nuttata». Volevo dire che c’erano ancora da combattere nemici interni, come il disordine, la violenza, la corruzione, e arrivare così, dopo tanti giorni bui, a costruire tutti insieme un paese nuovo, autenticamente democratico, in cui tutti avessero il giusto, dove il potere operasse alla luce del sole, senza intrighi e senza arroganze… Era un messaggio profondamente ottimistico, un appello agli uomini di buona volontà a lavorare tutti insieme per un futuro diverso e migliore. E rispecchiava un sentimento comune, un qualcosa che era nell’aria, che si sentiva. In quei giorni, nei giorni della liberazione, la gente ti incontrava per strada e ti salutava e ti abbracciava, anche gli sconosciuti, e pareva davvero che fosse nata una nuova fratellanza, che gli uomini fossero cambiati, fossero diventati più buoni.
E c’era in tutti una grande ansia di fare… Napoli milionaria!, che pure racconta una storia triste e amara, come triste e amaro era stato quello che avevamo vissuto, è la commedia della grande speranza, una speranza che è andata ben presto distrutta, di fronte alla caduta di tutte quelle che erano state le illusioni di allora.

NAPOLI ’45: LA PRIMA AL SAN CARLO
da Vita di Eduardo, di Maurizio Giammusso, Arnoldo Mondadori Editore

Il 25 marzo 1945, alle ore sedici e trenta, in un silenzio teso, si alzò il maestoso sipario del San Carlo. A Napoli la guerra era finita da un pugno di mesi, ma i tedeschi erano ancora dalle parti di Firenze. Le sale erano requisite ed Eduardo aveva ottenuto il teatro per una sola rappresentazione a beneficio dei bambini poveri. La platea era piena. I professori d’orchestra, per assistere allo spettacolo, s’erano infilati nel golfo mistico allungando il collo per guardare dal basso gli attori. Il grande palcoscenico, ridotto a metà e stretto in proporzione, dava un eccellente risultato sia dal punto di vista della concentrazione dell’azione, che dell’acustica.
«Arrivai al terzo atto con sgomento» ricorderà Eduardo. «Recitavo e sentivo attorno a me un silenzio assoluto, terribile. Quando dissi la battuta finale e scese il pesante velario, ci fu silenzio ancora per otto o dieci secondi, poi scoppiò un applauso furioso, e anche un pianto irrefrenabile. Tutti avevano in mano un fazzoletto, gli orchestrali che si erano alzati in piedi, i macchinisti che avevano invaso la scena, il pubblico che era salito sul palco. Tutti piangevano e anch’io piangevo, e piangeva Raffaele Viviani che era corso ad abbracciarmi. Io avevo detto il dolore di tutti».
…Dopo la prima, la critica napoletana fu tutta favorevole, tranne qualcuno che avrebbe preferito “un Eduardo meno sentenzioso”. Una settimana dopo al Salone Margherita di Roma, ottenne un coro di lodi. Ma fu l’autore stesso ad attribuire alla commedia, da subito, quel valore di «manifesto» di una nuova arte, di rappresentazione poetica di un momento storico, che col tempo si rafforzerà sempre di più. La sera del debutto romano, 31 marzo 1945, compì un gesto molto significativo. Prima dello spettacolo uscì in palcoscenico e disse: “Ogni anno di guerra, signore e signori, ha contato come un secolo della nostra vita di prima. Davvero non è più il caso di tornare a quelle vecchie storie. La commedia di stasera ha un primo atto che si riallaccia a quel genere: le conseguenze della guerra viste attraverso la lente della farsa. Ma dopo statevi attenti, è il dopo che importa!”

Note di regia
Note di regia

Luca De Filippo mi ha proposto di mettere in scena “Napoli Milionaria!”. Senza neanche pensarci, ho detto subito di sì. Sono quarant’anni che non facevo teatro, ma non ho avuto esitazione lo stesso, anche se con una certa trepidazione per il ritorno a un mestiere di cui avevo interrotto da tempo la pratica e per la responsabilità di riproporre una commedia storica, un grande testo che ha segnato in teatro la nascita del neorealismo. Il 25 marzo del 1945, mentre nell’Italia del nord, si combatteva ancora, al Teatro San Carlo di Napoli, in una mattinata di beneficenza a favore dei bambini poveri della città, Eduardo presentava per la prima volta “Napoli Milionaria!”.

“Poche settimane dopo la liberazione mi affacciai al balcone della mia casa di Parco Grifeo, e detti uno sguardo al panorama di questa città martoriata: allora mi venne in mente in embrione la commedia e la scrissi tutta d’un fiato, come un lungo articolo sulla guerra e sulle sue deleterie conseguenze”.

Qualche tempo dopo, il 24 settembre 1945, al Teatro Quirino di Roma viene proiettato per la prima volta “Roma città aperta” di Roberto Rossellini. Il teatro e il cinema italiani raccontano al mondo, mentre ancora avvengono, gli avvenimenti drammatici che sconvolgono il Paese: fanno così diventare Storia le sofferenze e le speranze della gente. È il “neorealismo”, il movimento creativo etico che coglie il senso profondo dei fatti e chiama a farne partecipi gli spettatori, coinvolgendoli in un progetto di risorgimento materiale e morale della società. La determinazione a resistere e a combattere fascismo e nazismo in nome dalla libertà, nel film di Rossellini; il diritto a vivere, nel dramma teatrale, il diritto di esistere anche in maniera “vergognosa”, al quale Eduardo oppone i valori fondanti della vita: l’amore, la famiglia, l’onestà, la solidarietà, il rispetto della legge, valori eterni che le guerre travolgono, ma non solo le guerre, quando corruzione, degrado morale, criminalità, smodata avidità di danaro e di potere, prevalgono sul diritto nel mondo a vivere secondo giustizia, e senza discriminazioni.

Credo sia chiaro perché ho detto subito di sì a Luca, e perché mi accingo a questa impresa con la trepidazione di chi è consapevole di confrontarsi con una grande opera del pensiero e dello spettacolo.

Francesco Rosi