di Eduardo De Filippo
adattamento e regia Fausto Russo Alesi

con (in ordine di locandina)
Fausto Russo Alesi, David Meden, Sem Bonventre
Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Gennaro De Sia
Imma Villa, Demian Troiano Hackman, Michele Schiano di Cola

scene Marco Rossi
Costumi Gianluca Sbicca
musiche Giovanni Vitaletti
luci Max Mugnai
consulenza per i movimenti di scena Alessio Maria Romano
assistente alla regia Davide Gasparro
assistente ai costumi Rossana Gea Cavallo

foto di scena Anna Camerlingo
direttori di scena Clelio Alfinito, Ivan De Paola
macchinista angelo Pasquale
datore luci Danilo Cencelli
tecnico del suono Filippo Lilli
sarta Pina Sorrentino

produzione e organizzazione Elisa Pavolini
amministrazione Deborah Frate
consulenza generale Natalia Di Iorio

costruzioni Scenografie Imparato & Figli Napoli
fornitura costumi Sartoria Piccolo Teatro Milano
calzature Pedrazzoli Milano
parrucche Artimmagine Napoli
forniture elettriche e foniche Gianchi Italia Roma, Emmedue Napoli
trasporti Move&Show Service Futura, Trasporti Criscuolo Napoli

produzione
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale
Elledieffe

si ringrazia per la collaborazione
il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

con il contributo della Regione Campania L.R. n. 6/2007

di Eduardo De Filippo
adattamento e regia Fausto Russo Alesi

con (in ordine di locandina)
Fausto Russo Alesi, David Meden, Sem Bonventre
Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Gennaro De Sia
Imma Villa, Demian Troiano Hackman, Michele Schiano di Cola

scene Marco Rossi
Costumi Gianluca Sbicca
musiche Giovanni Vitaletti
luci Max Mugnai
consulenza per i movimenti di scena Alessio Maria Romano
assistente alla regia Davide Gasparro
assistente ai costumi Rossana Gea Cavallo

foto di scena Anna Camerlingo
direttori di scena Clelio Alfinito, Ivan De Paola
macchinista angelo Pasquale
datore luci Danilo Cencelli
tecnico del suono Filippo Lilli
sarta Pina Sorrentino

produzione e organizzazione Elisa Pavolini
amministrazione Deborah Frate
consulenza generale Natalia Di Iorio

costruzioni Scenografie Imparato & Figli Napoli
fornitura costumi Sartoria Piccolo Teatro Milano
calzature Pedrazzoli Milano
parrucche Artimmagine Napoli
forniture elettriche e foniche Gianchi Italia Roma, Emmedue Napoli
trasporti Move&Show Service Futura, Trasporti Criscuolo Napoli

produzione
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale
Elledieffe

si ringrazia per la collaborazione
il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

con il contributo della Regione Campania L.R. n. 6/2007

Date Tournée

dal 16 al 26 febbraio NAPOLI Teatro San Ferdinando

L’arte della Commedia, la straordinaria e geniale opera di Eduardo De Filippo fa parte della raccolta dei “giorni dispari”, le commedie scritte dal dopoguerra in poi che affrontano le difficili e problematiche questioni del vivere quotidiano, delle relazioni private e pubbliche tra gli esseri umani. Incredibile è la forza e l’attualità del testo che ci porta  in maniera implacabilmente diretta a confrontarci con la mortificazione e la censura della cultura attraverso un’ambigua e allo stesso tempo tragica e farsesca commedia in due atti e un prologo.
Scritta nel 1964 è un’opera poco frequentata, apparentemente meno esplosiva rispetto ai più famosi capolavori; si tratta invece di un testo magistrale, di ampio respiro e straordinariamente imperfetto, come imperfetto è l’essere umano alla ricerca della sua identità, del suo bisogno di tutela, del suo diritto di esistere, alla ricerca insomma di risposte a quelle domande impellenti e necessarie che non possono attendere più. Manifesto del Teatro di Eduardo e traduzione in prosa delle sue lunghe battaglie per le sorti del Teatro parellele alle fatiche personali e senza aiuti, riconoscimenti e interventi delle Istituzioni per l’apertura del Teatro San Ferdinando di Napoli, L’arte della commedia ci parla del rapporto contradditorio tra lo Stato e il “Teatro” e sul ruolo dell’arte e degli artisti nella nostra società. Ma le domande, i dubbi, le responsabilità, i vincoli e le debolezze che Eduardo mette in campo ci riguardano tutti e quel “Teatro”, sia esso una compagnia teatrale, una comunità o un piccolo mondo, si fa risuonatore del nostro rapporto con il potere e con il bisogno di essere ascoltati e soprattutto riconosciuti.

 

Ho iniziato a studiare L’arte della commedia prima della pandemia per la forza e la lucidità con cui Eduardo si occupa della condizione dell’attore. La commedia oggi mi parla ancora di più, perché è difficile rimarginare la ferita che in questi anni ci ha portato fin qui e non riesco ancora ad accettare che da quasi tre anni molti di noi non stanno più andando in scena e che molti teatri e compagnie siano costretti a chiudere definitivamente, a bruciare spettacoli appena nati, a non portare più gli spettacoli in giro per il mondo. Ognuno di noi a suo modo, ha subito e subisce ancora l’incendio di quel “capannone” a cui ha dedicato tutta la sua passione, tutte le sue energie, tutta la sua fiducia,
Ed è da quelle ceneri che deve nascere la voglia e il diritto di ricostruire, rivendicando un dialogo e un ruolo determinante che, fuori da ogni censura, non sia schiavo silente delle leggi della produttività e del mercato.
Mi piace anche sottolineare che Eduardo De Filippo, per raccontarci del suo pensiero sull’arte e per sollecitare l’attenzione del fondamentale personaggio del Prefetto, ci inviti a spiare da un metaforico buco della serratura le storie di esseri umani, cittadini, professionisti che ricoprono un ruolo essenziale nella società e che per questo appunto pretendono di essere ricevuti. E non è ovviamente un caso che i ruoli che qui scrive per la scena diano proprio voce alla cultura, alla sanità, all’istruzione, alla legge e a un rappresentante della Chiesa: tutti riferimenti sociali imprescindibili, tutte priorità sul tavolo su cui e con cui confrontarsi.
Eduardo così tira fuori il suo rospo in gola, non fa sconti a nessuno e affronta verità e tematiche incandescenti: la fede e la scienza, il divorzio e l’aborto, la giustizia, la corruzione e l’immobilismo di un intero paese, rivendicando con forza la funzione del teatro di farsi veicolo e di insinuare il dubbio nello spettatore, attraverso una raffica d’interrogativi irrisolti e soprattutto attraverso un intenso primo piano sulla faccia e sul corpo dell’attore.”
Proprio nell’incontro scontro tra tutti i protagonisti della commedia penso stia il segreto del Teatro, ed è per questo che ho scelto e ho voluto con me una meravigliosa compagnia di artisti, tutti potenziali capocomici, generazioni a confronto, ognuno con il suo differente percorso personale di amore e dedizione per il Teatro, l’unione di forze che cercano giornalmente di far sopravvivere un “senso” e che  cercano di portare in scena, tra mille fatiche, la numerosa compagnia teatrale che hanno nell’anima. E voglio citarli  tutti a partire da Imma Villa e poi Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Michele Schiano Di Cola, David Meden, Demian Troiano Hackman, e per finire il giovanissimo Sem Bonventre.
È un onore e una gioia poter incontrare da vicino, ancora una volta, l’Arte di Eduardo a dieci anni dal lungo viaggio con Natale in casa Cupiello prodotto dal Piccolo Teatro. Confrontarsi con Eduardo è forse per me, quel granello di eternità che ossessivamente cerco attraverso l’arte. Sento con Eduardo, un fortissimo senso di vicinanza, una familiarità, forse perché nella sua scrittura, la vita e il teatro, la tragedia e la commedia, la verità e la finzione, l’illusione e la realtà si mescolano così profondamente e armoniosamente, da farsi specchio di fronte alla vita quotidiana. Forse è proprio questo confronto spietato con l’umano attraverso le sue potenti metafore, attraverso il gioco ambiguo e misterioso del teatro, che mi tiene fortemente agganciato a lui.
Devo molto alla generosità e alla fiducia di Luca De Filippo per avermi dato la possibilità di lavorare all’adattamento di Natale in casa Cupiello e altrettanta gratitudine devo a Tommaso De Filippo per avermi affidato i diritti de L’arte della commedia.”
Fausto Russo Alesi

Note di regia
Note di regia

Ho incontrato Maestri, ci sono persone, donne e uomini illuminati che svolgono il loro ruolo con responsabilità, umiltà, affezione per i rapporti umani, un senso alto del dovere e della giustizia, che manda in soffitta qualsiasi egocentrismo e personale interesse in virtù di una motivazione, di un obiettivo il più possibile condiviso e al servizio degli altri. A loro è dedicato lo spettacolo. E a tutti quelli che ancora aspettano una risposta.
E al Teatro e ai Teatranti ovviamente!
Tutto è semplice e diretto e allo stesso tempo surreale e articolato: una commedia, un gioco serio e sarcastico, che si muove costantemente su più piani e che è nello stesso tempo un atto poetico e politico per il Teatro, un atto d’amore raccontato attraverso il disagio della precarietà e il bisogno di lenire e sanare una ferita profonda, trovandone la giusta cura.
Non è qualcosa che sta altrove, sono questioni forti che questo tempo ci sottopone e l’incredibile fermento e lavoro di movimenti del nostro settore che sono nati in questo periodo, e alcuni già da tempo sono frutto di bisogni ed esigenze reali che vanno ascoltate.
“Venga a teatro Sig. Prefetto! A Teatro la suprema verità è stata e sarà sempre la suprema finzione…”: tutto parte da qui.
Quanto possono aiutarci la distanza e il filtro del teatro, attraverso la finzione, ad affrontare la realtà?
L’Arte della Commedia è la più pirandelliana tra le commedie di Eduardo, un’opera metateatrale dove il gioco del teatro nel teatro si sviluppa all’ennesima potenza. Fino alla fine non sapremo se i personaggi che chiederanno udienza al Prefetto sono attori, gli attori di Campese, ma ciò che conta è che saranno comunque, come afferma Eduardo in un passaggio fondamentale della commedia, attori/persone in cerca di autorità.
E per sciogliere il dilemma cos’altro ci vuole se non un palcoscenico: è il Teatro che crea attraverso la finzione la sua realtà e l’inganno è l’accesso migliore alla verità.
Ma chi è oggi il capocomico Oreste Campese? Provo a rispondere, ma la domanda è consegnata a tutti! Oreste Campese è la vita vissuta sulle assi del palcoscenico cercando di sanare antiche e improvvise fratture, le proprie e di riflesso quelle degli altri; Oreste Campese è sognare bellezza e provare a ragionare ad occhi aperti abbracciati alla parte più autentica di sé; Oreste Campese è il bisogno di teatro nonostante tutte le difficoltà. La sua è la millenaria storia di chi lotta per la sua causa: e non dimentichiamoci mai che tutti possiamo essere “Oreste Campese” nella nostra vita e tutti potremmo essere costretti ad aspettare a lungo prima di ottenere udienza da quel “Prefetto” che dovrebbe aiutarci e ascoltarci.
E chi è dunque questo Prefetto a cui tocca la responsabilità di dare risposte e soluzioni? Mi piacerebbe ritrovare attraverso il racconto di questo personaggio, il bisogno di fiducia nelle istituzioni, ritrovare il potere nella sua accezione migliore: il potere per fare politica e migliorare la vita di noi tutti e non fare politica per ottenere il potere.
Concludo pensando a cosa vedrà il pubblico in scena e credo di rispettare Eduardo cercando uno spettacolo della recitazione e dell’immaginazione, spettacolo spaccato in due tra ragione e sentimento, verità e rappresentazione, dove ad aprire le porte sulla via maestra sarà una necessaria coralità.
Come se il tempo si fosse fermato sul crine di un rituale sospeso tra la vita e la morte, la creazione artistica e la nuda realtà, quello che il pubblico vorrei percepisse sarà l’evocazione di un piccolo luogo precario, un piccolo paese dimenticato tra ambiguità aberrazioni,  rabbia, sgambetti, dignità, diritti mancati, goffaggine, ironia, commozione, grandi slanci di libertà e soprattutto una istintiva risata liberatoria.
Fausto Russo Alesi

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