di Georges Feydeau
traduzione e adattamento di Luca De Filippo e Carolina Rosi
scene Andrea Taddei
costumi Silvia Polidori
musiche Dino Scuderi
disegno luci GiaccioTrabalzini
movimenti coreografici Aurelio Gatti
regia Armando Pugliese

Personaggi e interpreti (in ordine di apparizione)
Marcelline Chiara Baffi
Firmin Giuseppe Rispoli
Lucette Carolina Rosi
De Chenneviette Giovanni Argante
Bois D’Enghien Luca De Filippo
De Fontanet Agostino Zumbo
La Baronessa Isabella Salvato
Bouzin Roberto Tesconi
Il Generale Gianfelice Imparato
Antonio Ivan Della Porta
Viviane Francesca Romana Degl’Innocenti
Miss Betting Chiara Baffi
Emilio, Jean Giuseppe Rispoli

di Georges Feydeau
traduzione e adattamento di Luca De Filippo e Carolina Rosi
scene Andrea Taddei
costumi Silvia Polidori
musiche Dino Scuderi
disegno luci GiaccioTrabalzini
movimenti coreografici Aurelio Gatti
regia Armando Pugliese

Personaggi e interpreti (in ordine di apparizione)
Marcelline Chiara Baffi
Firmin Giuseppe Rispoli
Lucette Carolina Rosi
De Chenneviette Giovanni Argante
Bois D’Enghien Luca De Filippo
De Fontanet Agostino Zumbo
La Baronessa Isabella Salvato
Bouzin Roberto Tesconi
Il Generale Gianfelice Imparato
Antonio Ivan Della Porta
Viviane Francesca Romana Degl’Innocenti
Miss Betting Chiara Baffi
Emilio, Jean Giuseppe Rispoli

LE RAGIONI DI UNO SPETTACOLO
Il mio incontro con questo genere teatrale, che furoreggiò in Francia verso la fine dell’ottocento, prima o poi doveva avvenire. Se ci si pensa bene, era del tutto naturale.
La pochade e il vaudeville, infatti, fanno parte delle mie radici teatrali. Eduardo Scarpetta, mio nonno, ne fece le fondamenta del suo teatro, traendone delle riduzioni, ambientate a Napoli, talmente memorabili e personali che persino la SIAE le riconobbe come opere originali.
Non ambisco a tanto, ma certo, al di là dei risultati, la curiosità di visitare quel mondo mi sembra più che comprensibile ed anche, in un certo senso, inevitabile.
Questa è la ragione per cui, con l’aiuto di Carolina Rosi, che conosce il francese molto meglio di me, ho curato pure la traduzione e l’adattamento di questo spettacolo. Era l’unico modo che avevo per approfondire seriamente l’argomento.
Feydeau è un autore magnifico. Quello che colpisce è la sua capacità, per non dire necessità, di costruire sulla carta uno spettacolo, immaginandolo e descrivendolo, attraverso le didascalie, fin nei minimi particolari, in modo quasi maniacale. Ne deriva una struttura severa che, pur con meccanismo comico, racconta la drammaticità di una classe sociale chiusa in se stessa, la quale, in modo claustrofobico, lentamente si autofagocita. I rapporti interpersonali sono di una crudeltà e di una violenza insolite. I personaggi non sono altro che fantocci, privi d’anima, ridotti ad ingranaggio di un meccanismo mancante d’utilità e fine a se stesso. Queste porte, che si aprono e si chiudono, che nascondono e rivelano e che non conducono se non al punto di partenza, sono parte di un labirinto inestricabile. Un formicaio impazzito visto dall’alto. È la visione di un mondo che sta morendo. Alle soglie della prima guerra mondiale.
Desidero solo aggiungere che mi sono permesso qualche piccola libertà nell’adattamento. Per puro piacere personale. Spero vorrete perdonarmelo.

Luca De Filippo

LA PALLA AL PIEDE di George Feydeau
Un geniale creatore di “bombe ad orologeria”, di congegni assolutamente perfetti, ideati per l’effetto comico, in cui niente è lasciato al caso: questo è alla prima lettura Georges Feydeau.
La sua è una comicità assolutamente trascinante, ottenuta senza volgarità, senza effettacci, con meccanismi razionali di alta precisione, pur all’interno di situazioni, di passaggi vagamente surreali. Ma c’è qualcosa di più.
Scrive infatti di Feydeau Jean-Louis Barrault: “Dopo le farse di Molière le cose migliori le ha scritte lui: la sua profonda umanità non perde mai di vista la verità, anche nei momenti in cui si lascia andare alla più pazza immaginazione. (…) la risata zampilla rapida e leggera, mai volgare perché l’autore è sempre cosciente e guarda il mondo con lo sguardo innocente del bambino. Le ridicolaggini vengono dalla vita e non dai personaggi che sono per la maggior parte toccanti.”
“La palla al piede” è una sorta di “commedia degli equivoci” che ruota attorno ad un amante libertino e spiantato che si vuol finalmente sistemare con una “ragazza di buona famiglia”, ma non riesce a troncare la relazione con una cantante, che anzi viene scritturata per rallegrare la sua festa di fidanzamento. Intorno a loro, un gruppo di personaggi teatralmente “straordinari”: un generale sudamericano innamorato della soubrette, sua sorella ed il suo ex marito, la madre della promessa sposa, un librettista di canzoni, un ospite “scomodo”, e (da locandina) “domestici, uomini e donne, uno sposalizio, due agenti… ”.

Note di regia
Note di regia

SPAZIO E TEMPO
Spazio e tempo.
Spazio, tempo e traffico.
Spazio, tempo, traffico e paradosso.
Spazio, tempo, traffico, paradosso ed equivoco.
Spazio, tempo, traffico, paradosso, equivoco e maschera.
Spazio, tempo, traffico, paradosso, equivoco, maschera e decadenza.
Feydeau è tutto questo. E le difficoltà maggiori di una messa in scena di un suo testo risiedono proprio nel riuscire a tener presenti tutte queste componenti della sua complessa macchina teatrale. Il paradosso di Feydeau consiste soprattutto in questo: nella sovrapposizione di effetti, legati tra loro da un perfetto meccanismo a orologeria.

Nel comporre i vari pezzi del rompicapo, questo, apparentemente semplice alla lettura, si va facendo via via più complesso e non sai mai, arrivato al termine della tua fatica, se sei riuscito da una parte a mettere insieme tutti i pezzi e da quell’altra a ‘far partire il motore’. Talvolta sembra che si inceppi, altre volte la sua/tua macchina corre via perfetta e non riesci a trattenere il riso nell’assistere allo svolgersi grottesco delle vicende di quei microcosmi.
Già, lo svolgersi grottesco. La risata è un altro punto chiave nei testi di Feydeau.
Mai (o quasi mai) negli altri testi teatrali, come invece accade nei suoi lavori, si ride perché qualcuno scivola su una buccia di banana. Si ride cioè sulle disgrazie altrui, che è la forma più tragica e liberatoria del ridere, quasi come se si volesse allontanare da sé la possibilità di simili infortuni ed esorcizzare le incombenze del proprio futuro, poiché abbiamo una tendenza istintiva a rimuovere dalla nostra memoria le disgrazie del passato, sia individuali che collettive.

Ma la risata in Feydeau è carogna, e per quanto tu possa, nel metterlo in scena, rincorrerla avidamente, spesso e volentieri ti sfugge come uno scaltro pedone che tu cerchi di centrare con la tua macchina perfetta e ben oleata.
Un motivo ed un valore sicuramente questa ‘contraddizione’ li ha, ma noi speriamo comunque di strapparvi tantissime risate.
Quanto poi al risultato, chiudendo all’unisono con una battuta di un personaggio de “La palla al piede”: “Ci appelliamo ai posteri”.

Armando Pugliese