Scannasurice
Scannasurice
di Enzo Moscato
con Imma Villa
regia Carlo Cerciello
scene Roberto Crea
costumi Daniela Ciancio
suono Hubert Westkemper
musiche originali Paolo Coletta
disegno luci Cesare Accetta
aiuto regia Aniello Mallardo
assistente regia Serena Mazzei
assistente scenografo Michele Gigi
direttore di scena Marco Perrella
direttore luci Danilo Cencelli
tecnico audio Jack Hakim
tecnico luci Fabio Faliero
foto di scena Andrea Falasconi
amministrazione Alessandro Mattias
Premio Le Maschere del Teatro 2017
Premio della Critica (A.N.C.T.) 2015
Premio Annibale Ruccello 2015
Premio Pulcinellamente 2015
di Enzo Moscato
con Imma Villa
regia Carlo Cerciello
scene Roberto Crea
costumi Daniela Ciancio
suono Hubert Westkemper
musiche originali Paolo Coletta
disegno luci Cesare Accetta
aiuto regia Aniello Mallardo
assistente regia Serena Mazzei
assistente scenografo Michele Gigi
direttore di scena Marco Perrella
direttore luci Danilo Cencelli
tecnico audio Jack Hakim
tecnico luci Fabio Faliero
foto di scena Andrea Falasconi
amministrazione Alessandro Mattias
Premio Le Maschere del Teatro 2017
Premio della Critica (A.N.C.T.) 2015
Premio Annibale Ruccello 2015
Premio Pulcinellamente 2015
Date Tournée
1 ottobre 2017 MOSCA Theatre Center Ha Страстном
dal 19 al 21 ottobre 2017 PALERMO Teatro Libero
14 e 15 gennaio 2018 FERRAZZANO Teatro del Loto
30 e 31 gennaio 2018 COSENZA Teatro Auditorium Unical
3 e 4 marzo 2018 OSTIA Teatro del Lido
11 marzo 2018 NOCERA Teatro Diana
dal 16 al 18 marzo 2018 NAPOLI Teatro Nuovo
Scannasurice segnò, nel 1982, il debutto “ufficiale” di Enzo Moscato come autore e interprete. Scritto dopo il terremoto, ne porta il segno evidente, cogliendo di quel sommovimento l’effetto disgregante piuttosto che quello rigeneratore di energie.
Carlo Cerciello sceglie di tornare alla messinscena di un testo in lingua napoletana, attraverso un autore antiolografico per eccellenza come moscato, nell’intento di allontanarsi dalla malsana oleografia di ritorno che appesta napoli di retorica e luoghi comuni.
Scannasurice è una sorta di discesa agli “inferi” di un personaggio dalla identità androgina, nell’ipogeo napoletano dove abita, in una stamberga, tra elementi arcani, in compagnia dei topi – metafora dei napoletani stessi – e dei fantasmi delle leggende metropolitane: dalla Bella ‘mbriana al munaciello, tra spazzatura e oggetti simbolo della sua condizione, alla ricerca di un’identità smarrita dentro le macerie della storia e della sua quotidianità terremotata, fisicamente e metafisicamente.
Il personaggio fa la vita, “batte” . E’ , originariamente, un “femminiello” dei Quartieri Spagnoli, ma i femminielli di Enzo moscato sono creature senza identità, quasi mitologiche, magiche. per questo ne è interprete un’attrice che del personaggio esalta l’ambiguità e l’eccesso. Una volta smontata la sua appariscente identità, indosserà la solitudine e la fatiscenza stessa del tugurio dove vive. Sarà cieca Cassandra, angelo scacciato dal paradiso, sarà maga, sarà icona grottesca e disperata, ma sempre poetica
Note di regia
Note di regia
Tempo e luogo: dopo il terremoto del 1980 a Napoli … e oltre.
Scannasurice è una sorta di discesa agli “inferi”, post terremoto, di un personaggio dalla identità androgina, nell’ipogeo napoletano dove abita, all’interno di una stamberga, tra gli elementi più arcani della napoletanità, in compagnia dei topi, metafora dei napoletani stessi e dei fantasmi delle leggende metropolitane partenopee, dalla Bella ‘mbriana al Munaciello, tra spazzatura e oggetti simbolo della sua condizione, alla ricerca di un’identità smarrita dentro le macerie della storia e della sua quotidianità terremotata.
Il personaggio fa la vita, “batte”. E’, originariamente, un “femminiello” dei Quartieri Spagnoli di Napoli, ma i femminielli di Enzo Moscato sono creature senza identità, quasi mitologiche. Oltre l’identità sessuale, sono quasi magiche. E’ per questo che ho deciso di farlo interpretare a un’attrice, naturalmente, oltre l’identità sessuale, rendendone evidenti l’ambiguità e l’eccesso. Una volta smontata la sua appariscente identità, indosserà la solitudine e la fatiscenza stessa del tugurio dove vive. Sarà cieca Cassandra, angelo scacciato dal Paradiso, sarà maga, sarà icona grottesca e disperata, ma sempre poetica. Nel finale, infine, si ucciderà.
“…misteriosofico-plebeo poema sulla mia discesa agli Inferi di Napoli (i bassi, gli ipogei), appena secondo, in senso cronologico tra i testi da me pensati per il teatro, eppure possedente già, “in nuce”, se non di fatto, gran parte della malattia anti-tradizionale, gran parte di quell'”es-tradizione” dalle mie proprie radici, che avrei espresso pienamente dopo, in altri ed insoliti esiti drammatici. Già il titolo del lavoro, (…) si attestava altrove, in un polemico rifiuto a non volermi allineare, a non cercare di nascondermi (pur’io!), all’indomani del tremendo ma, per tanti versi, già annunciato, sconquasso del terremoto dеll’80, la lucida е irrimediabile visione del massacro, dell’eccidio, lo sterminio, non tanto di persone o case, quanto di idee, emozioni, sentimenti, che tra alti e bassi, per tanti secoli, aveva costituito l’anima genuina, il “modus agendi et cogitandi” del popolo e della città di Napoli (…). Ecco, io con Sсannasùriсe (…) vedevo е percepivo le ferite, le faglie, le fratture dei nostri animi con lo stato precedente della vita e la cultura a Napoli …” dice di Scannasurice l’autore Enzo Moscato. Ho scelto di tornare alla messinscena di un testo in lingua napoletana, di tornare ad un autore antioleografico per eccellenza come Moscato, mettendo in scena Scannasurice, da lui scritto dopo il terremoto dell’80, nell’intento di allontanarmi dalla malsana oleografia di ritorno, che, nuovamente, appesta Napoli di retorica e luoghi comuni, in una città che ha smarrito la memoria stessa della sua vita culturale, seppellita dalla banalità e dal conformismo. Il terremoto etico, sociale, politico della seconda metà del 900, mi vede, oggi, sopravvissuto, confuso e smarrito, aggirarmi tra le macerie di ideologie, emozioni e sentimenti, proprio come, da napoletano, vissi il terremoto dell’80. “Chi so’? Stong ‘arinto? Stong ‘afora? Nun moro, no… ma neppure campo comm’apprimme: ‘a vista, ‘e mmane, ‘e rrecchie… tutte cose se n’è ghiute… e pure ‘a voce… ancora ‘nu poco… e poi… sommergerà, affonderà pur’essa” (da Scannasurice). Mirabilmente, in queste parole, è Enzo Moscato stesso a sintetizzare le intenzioni e il significato profondo del suo testo, nonché il senso profondo del malessere, della precarietà, della solitudine, della disperazione e della ribellione, che pervadono il suo “simbolico” protagonista.
Carlo Cerciello
Estratti stampa
Dalla rassegna stampa
Uno spettacolo che onora la drammaturgia, e la sonorità fosca d’un dialetto lirico.
Rodolfo Di Giammarco, la Repubblica
[…] straordinaria Imma Villa. Grazie a lei il pubblico, emozionato, commosso, turbato, ferito, esaltato, scopre la gioia ed il dolore di condivisioni che a volte ci concede il teatro. Accade raramente ed è un prodigio ed un dono. E gli applausi sembra non debbano mai avere fine.
Giulio Baffi, la Repubblica Napoli
Un lavoro indescrivibile quello di Cerciello-Villa. Non c’è scrittura che possa rendergli onore, perché, dopo aver visto il loro “Scannasurice”, la sensazione è quella di trovarsi dinanzi ad un lavoro che “è troppo”, per la cura della regia, per l’ottimo utilizzo delle luci, per la credibilità di Imma Villa, che affida al pubblico emozioni talmente forti, da cui è difficile liberarsi facilmente. Imperdibile!
Giancarlo Visitilli, la Repubblica Bari
E’ invece già un piccolo classico Scannasurice di Enzo Moscato interpretato da una straordinaria Imma Villa […] Testo bellissimo e spettacolo fascinoso.
Gianfranco Capitta, il Manifesto
Cerciello, ancora una volta con lucida intelligenza, punta sulla radicalizzazione del dettato moscatiano […] un’Imma Villa semplicemente strepitosa: carnale, ironica rabbiosa, sperduta e tenerissima, dona una sanguigna e appassionata verità sia ai tarocchi che Cerciello le fa appendere a una corda per richiamare con altrettanta ironia i proverbiali panni stesi ad asciugare sia alla Bella ‘Mbriana e al Munaciello evocati da Moscato come vie di fuga dalle macerie della realtà.
Enrico Fiore, Il Mattino
[…] Una lingua aperta alla contaminazione, che danza in maniera vitale con le parole per ricomporre un universo suo proprio. E non a caso si esprime nella forma pre-drammatica del monologo che impegna l’interprete, una bravissima Imma Villa, a innescare un dialogo continuo con lo spettatore.
Gianni Manzella, il Manifesto
Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2017 a Imma Villa per Migliore interprete di Monologo
Premio della Critica (A.N.C.T.) 2015 come Miglior Spettacolo
Motivazione:
Per essere sintesi preziosa ed evocativa tra un testo – quello potente di Enzo Moscato, immagine di una città terremotata e fragile nelle fondamenta della sua articolata struttura così come della sua identità –, un’interpretazione poeticamente superba nella sua drammaticità – quella di Imma Villa, la cui maestria d’attrice restituisce realismo e intensità al personaggio che interpreta con vibrante tensione –, e una regia complessa e accurata – firmata Carlo Cerciello – in grado di valorizzare ogni sua singola componente e, nella sua unitarietà, porsi quale virtuale luogo teatrale e reale, in cui l’estetica si fonde con la recente storia napoletana; la solitudine di uno si fa metafora del degrado morale e materiale di una molteplicità, e interpretazione e parola, simbologie e ricordi ricostruiscono un tempo sempiterno. Riflesso capovolto di quella fotografia stereotipata che a tratti contraddistingue Napoli, forzatamente mascherandone i molteplici altri volti che qui, invece, con furente vigore esplodono, risalendo dal basso, dalle ferite più profonde, come magma che ribolle di sofferenza, povertà, emarginazione, vita. Quella vita che Scannasurice tratteggia, sbircia, racconta tra lirismo e drammaticità, ironia e pianto, fede e feticci, vuoto e veleno. E che le luci di Cesare Accetta, i costumi di Daniela Ciancio, le musiche di Paolo Coletta, il suono di Hubert Westkemper, la scenografia di Roberto Crea, perfettamente concertate, enfatizzano accompagnandone la narrazione e lo sviluppo, che nel suo ricercato minimalismo si impone per struggente forza, universalità ed epicità. Oltre ogni “napolitudine”.
Premio Annibale Ruccello 2015
Premio Pulcinellamente 2015
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